04
Giu

Le sfide del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale

L'Unione Europea ha bisogno di un bilancio comunitario autonomo, indipendente, alimentato da risorse proprie aggiuntive e che vada oltre lo storico tetto dell'1% del Reddito Nazionale Lordo. Lo abbiamo detto a maggio nella risoluzione votata al Parlamento Europeo e lo abbiamo ripetuto il 3 giugno nell'incontro “Tutta un’altra Europa: Le sfide del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale”, che si è tenuto a Bruxelles con Giuseppe Lupo, vicepresidente della Commissione BUDG, e Irene Tinagli, membro della Commissione ECON e presidente della Commissione HOUS, il Rappresentante Permanente presso l'UE, ambasciatore Vincenzo Celeste, oltre a funzionari, dirigenti impegnati nelle istituzioni europee, stakeholder e rappresentanti delle forze sociali e produttive. Un momento di ascolto e confronto con il “Sistema Italia” a Bruxelles, che arriva a poche settimane dalla presentazione della proposta della Commissione per il prossimo bilancio pluriennale 2028-2034.

Se crediamo nel rilancio dell'Europa, non possiamo distrarci da questa discussione: il prossimo Quadro Finanziario Pluriennale non può essere la somma dei desideri nazionali, ma deve essere la rappresentazione concreta di una visione comune europea. Noi siamo preoccupati dal ritorno, nel nostro Continente, di spinte nazionaliste e sovraniste che hanno una visione opposta alla nostra. Noi crediamo invece che l'interesse nazionale coincida con un'Europa forte e solidale, e pensiamo che abbiamo bisogno dell'Europa massima possibile e non di quella minima necessaria. Come ha ricordato più volte il Presidente Mario Draghi, bisogna avere coraggio e investire insieme per affrontare le grandi sfide del futuro, che i singoli Stati non possono gestire da soli. Il NextGenerationEU ha dimostrato che un'Europa più ambiziosa è possibile. Quell'esperienza rischia di rimanere un'eccezione, mentre è necessario che diventi la regola.

“Il bilancio attuale — ha riassunto Tinagli — ha tre principali problemi: un problema di dimensione, perché è troppo piccolo per poter affrontare tutte le sfide che abbiamo davanti. Due, non ha abbastanza flessibilità nell'utilizzo delle risorse e, ogni volta che c'è una crisi, dobbiamo inventarci qualcosa per poter utilizzare i fondi esistenti. Tre, non ha la capacità di avere risorse proprie, né di utilizzare l'indebitamento — tutti problemi collegati che limitano la nostra capacità di reagire alle crisi e di dare risposte ai cittadini”. Ora, ha aggiunto la presidente della commissione sulla crisi abitativa, “dobbiamo trovare il modo di cambiare proprio il modo in cui facciamo il bilancio e la sua governance, anche cambiando i trattati, per poter consentire all'Unione Europea di ottenere fondi nuovi emettendo debito”.

Lupo ha ricordato che “dal 2028 l'Unione Europea dovrà iniziare a rimborsare i prestiti del NextGenerationEU e si rischia un taglio del 20%, pari a 25-30 miliardi l'anno, se non vengono introdotte risorse proprie aggiuntive. Un taglio simile sarebbe una catastrofe. Dietro le cifre del bilancio c'è la vita degli europei, i loro sogni. Tutte le politiche europee si basano sul bilancio”. Inoltre, hanno sottolineato sia Tinagli che Lupo, bisogna superare i limiti del NextGenerationEU, che si limita a dare fondi agli Stati membri, mentre è necessario investire su beni comuni europei con politiche comuni. “L'Europa non può diventare una partita di giro, che raccoglie i contributi dagli Stati membri e poi li restituisce agli stessi Stati membri, e il Parlamento non può essere estromesso dalla gestione del bilancio”, ha ammonito Lupo. La maggior parte degli interventi dei rappresentanti di imprese, parti sociali e stakeholder intervenuti ha sottolineato la sensibilità del tema e l'europeismo avanzato del Sistema Italia. “Mi auguro — ha concluso Tinagli — che la consapevolezza politica di tutti i gruppi sia tale da far capire che non ci si può tirare indietro”.