10
Set

Proposta di risoluzione S&D sulla situazione a Gaza

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

presentata a norma dell'articolo 136, paragrafo 2, del regolamento

Gaza al punto di rottura: L'azione dell'UE per combattere la carestia e l'urgente necessità di liberare gli ostaggi e di procedere verso una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati


a nome del gruppo S&D


La risposta dell'UE alle operazioni militari e all'occupazione israeliane a Gaza: Sostenere il diritto internazionale e la soluzione dei due Stati

 

Il Parlamento europeo,

- viste le sue precedenti risoluzioni sul conflitto israelo-palestinese e sul processo di pace in Medio Oriente,

- vista la relazione del comitato di esame della carestia (FRC) della classificazione integrata delle fasi di sicurezza alimentare (IPC) del 22 agosto 2025, che conferma l'esistenza di una carestia provocata dall'uomo a Gaza, con mezzo milione di persone costrette a morire di fame;

- visto il piano arabo di ripresa e ricostruzione adottato al vertice del Cairo il 4 marzo 2025;

- vista la risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 10 maggio 2024 che stabilisce "che lo Stato di Palestina è qualificato per l'adesione alle Nazioni Unite a norma dell'articolo 4 della Carta delle Nazioni Unite e dovrebbe pertanto essere ammesso all'adesione alle Nazioni Unite;

- visti i mandati di arresto della Corte penale internazionale (CPI) nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell'ex ministro della Difesa Yoav Gallant e del leader di Hamas Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri per crimini di guerra e crimini contro l'umanità in relazione alla guerra a Gaza e agli attacchi dell'ottobre 2023;

- visto il parere consultivo della Corte internazionale di giustizia del 19 luglio 2024, in cui si afferma che Israele ha l'obbligo di porre fine alla sua presenza illegale nei territori palestinesi occupati e che tutti gli Stati hanno l'obbligo di non riconoscere la situazione giuridica derivante dall'occupazione e di non fornire aiuti o assistenza nel mantenimento dell'occupazione, compresi gli insediamenti;

- viste la causa sull'applicazione della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio nella Striscia di Gaza (Sud Africa c. Israele) attualmente dinanzi alla Corte internazionale di giustizia, nonché le ordinanze della Corte del 26 gennaio 2024 e le successive sentenze sulle misure provvisorie;

-vista la risoluzione adottata il 1o settembre 2025 dall'Associazione internazionale degli studiosi del genocidio (IAGS), in cui si dichiara che le azioni di Israele a Gaza soddisfano la definizione giuridica di genocidio di cui alla convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio del 1948;

- visto l'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele che stabilisce che le relazioni UE-Israele "si basano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici";

-viste le conclusioni del Consiglio europeo del 27-28 giugno 2025 in cui si chiede un cessate il fuoco immediato, il rilascio di tutti gli ostaggi e il libero accesso umanitario;

- visto l'articolo 136, paragrafo 2, del suo regolamento,


A. considerando che il conflitto israelo-palestinese vanta una storia decennale di occupazione, ripetuta violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite e reitera cicli di violenza e attacchi terroristici;

B. considerando che, dopo lo spregevole attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, in cui sono state uccise 1200 persone e ne sono state prese in ostaggio 250, si stima che 48 ostaggi rimangano in cattività a Gaza e che circa 20 di essi siano ancora vivi;

C. considerando che, dall'inizio della risposta militare sproporzionata del governo israeliano a Gaza, oltre 63 000 palestinesi sono stati uccisi e oltre 15 000 feriti e che, secondo l'UNICEF, oltre 17 000 bambini sono stati uccisi a Gaza;

D. considerando che lo sfollamento dei palestinesi all'interno della Striscia di Gaza rimane massiccio, con circa il 90 % dei 2,1 milioni di abitanti di Gaza che si stima siano stati ricollocati con la forza dalle loro residenze e circa il 92 % di tutte le unità abitative distrutte o danneggiate;

E. considerando che il governo israeliano ha iniziato ad attuare piani per svuotare Gaza City e i suoi dintorni di un milione di palestinesi costringendoli a trasferirsi in zone designate sovraffollate nel sud di Gaza, sollevando timori di deportazioni su larga scala;

F. considerando che il governo israeliano ha continuato a impedire all'UNRWA e a 100 ONG internazionali di fornire aiuti dal 2 marzo, ostacolando nel contempo le consegne da parte di altri fornitori esperti e dando priorità alla militarizzazione degli aiuti forniti dal GHF, in violazione dei principi umanitari delle Nazioni Unite; considerando che, secondo le Nazioni Unite, almeno 875 persone sono state uccise a Gaza mentre cercavano di procurarsi cibo, 674 delle quali sono state uccise nelle vicinanze dei siti di GHF; considerando che gli aiuti umanitari non dovrebbero mai essere strumentalizzati e dovrebbero raggiungere i civili bisognosi senza ostacoli o manipolazioni, nel pieno rispetto del diritto internazionale umanitario;

G. considerando che dall'inizio delle operazioni militari a Gaza sono stati uccisi più di 400 operatori umanitari;

H. considerando che ai giornalisti internazionali è negato l'accesso a Gaza, mentre oltre 200 giornalisti e operatori dei media locali sono stati uccisi, di cui undici in recenti attacchi mirati; considerando che, secondo molte fonti, la guerra a Gaza è il conflitto più letale per i giornalisti e gli operatori dei media di sempre;

I. considerando che i ministri israeliani hanno approvato piani per costruire 3400 unità abitative nella cosiddetta zona E1, tagliando così fuori Gerusalemme Est dalla Cisgiordania, con l'obiettivo apertamente dichiarato di sabotare la soluzione a due Stati di lunga data sostenuta dalla stragrande maggioranza degli Stati membri delle Nazioni Unite e dall'UE;

J. considerando che la violenza dei coloni in Cisgiordania si è intensificata, causando morti, feriti e distruzione di proprietà, compresa l'uccisione del rispettato difensore dei diritti umani Odeh Hathalin;

K. considerando che il 4 ottobre 2024 Israele ha dichiarato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres "persona non grata" e gli ha impedito di entrare nel paese;

L. considerando che il 28 maggio 2024 Spagna, Irlanda e Norvegia e il 5 giugno 2024 la Slovenia hanno riconosciuto ufficialmente lo Stato di Palestina, mentre Francia, Regno Unito, Belgio, Malta, Australia e Canada hanno annunciato l'intenzione di riconoscerlo in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre;

M. considerando che l'ordinamento giuridico dell'UE contiene diverse leve che possono essere mobilitate per garantire il pieno rispetto dei suoi valori e dei suoi regolamenti, in particolare nei suoi accordi con i paesi terzi,

N. considerando che per mesi centinaia di migliaia di israeliani hanno protestato contro il governo guidato dalle famiglie degli ostaggi, dimostrando chiaramente che la maggioranza dei cittadini israeliani vuole la fine della guerra, accusando il primo ministro Netanyahu di minare i principi democratici e prolungare la guerra a Gaza per guadagno politico, mettendo così in pericolo la vita degli ostaggi ancora detenuti da Hamas;

O. considerando che, a seguito del governo di coalizione estremista in Israele, lo Stato di diritto nel paese è stato gravemente compromesso;

P. considerando che negli ultimi mesi in tutta Gaza sono scoppiate protestespontanee contro la leadership brutale e spericolata di Hamas e il suo dirottamento degli aiuti a spese della popolazione civile di Gaza;

Q. considerando che il 6 febbraio 2025 il presidente degli Stati Uniti Trump ha firmato l'ordinanza 14203 che impone sanzioni al procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan; considerando che il 9 luglio il segretario di Stato americano Rubio ha annunciato sanzioni nei confronti di Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati; considerando che gli Stati Uniti hanno imposto ulteriori sanzioni rispettivamente il 6 giugno e il 20 agosto 2025 nei confronti di due vice procuratori e sei giudici della CPI, tra cui il giudice Beti Hohler (Slovenia) e il giudice Nicolas Guillou (Francia); considerando che il 29 agosto l'amministrazione statunitense ha annunciato la sua decisione di negare i visti ai membri dell'Autorità palestinese - compreso il presidente Mahmoud Abbas - per partecipare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite;

R. considerando che l'invito rivolto dalla Slovenia e dal Belgio alla Commissione europea affinché il regolamento di blocco dell'Unione europea sia invocato in risposta alle recenti sanzioni statunitensi nei confronti di due giudici della CPI e cittadini dell'UE rimane senza risposta;


Situazione a Gaza e in Cisgiordania

1. condanna fermamente la continua escalation della guerra a Gaza causata dalle operazioni militari israeliane, che ha portato a conseguenze umanitarie devastanti e sofferenze inaccettabili per la popolazione civile, in particolare i bambini, che sopportano il peso più pesante di questa guerra; condanna altresì l'abuso deliberato da parte di Hamas delle infrastrutture civili e della popolazione in quanto scudi umani;

2. ritiene che la situazione non possa più essere considerata una mera emergenza e mette in evidenza la chiara evidenza che a Gaza è stato commesso un genocidio; sottolinea la crudeltà applicata nelle azioni sfrenate e indiscriminate del governo israeliano, che hanno portato a un numero senza precedenti di vittime civili e alla distruzione del tessuto materiale e morale della vita palestinese nella Striscia di Gaza; ricorda lo sfollamento forzato di quasi il 90 % della popolazione di Gaza;

3. ribadisce la sua ferma condanna dell'atroce attacco terroristico perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023, che ha provocato la brutale uccisione di oltre 1200 persone; esprime la sua incrollabile solidarietà ai 20 ostaggi che si stima siano ancora vivi in cattività e alle loro famiglie; insiste affinché Hamas rilasci immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi rimanenti; invita la comunità internazionale e il governo di Israele a fare del rilascio e del ritorno sicuro di tutti gli ostaggi, nonché della fine della guerra, l'obiettivo centrale di tutti i negoziati;

4. chiede un cessate il fuoco immediato e permanente sotto la supervisione delle Nazioni Unite e la fine di tutte le operazioni militari a Gaza,quale condizione preliminare per gli aiuti umanitari e il progresso politico;

5. ritiene fondamentale condurre un'indagine completa su presunti crimini di guerra e violazioni del diritto internazionale e che le autorità politiche e militari israeliane siano tenute a risponderne;

6. rifiuta il piano di annessione di Gaza e l'approvazione del progetto di insediamento E1 in Cisgiordania, che rappresentano un'annessione de facto del territorio palestinese; ricorda che tali azioni costituiscono crimini di guerra ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra e dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, tra cui il trasferimento forzato di persone protette, le punizioni collettive, la distruzione di proprietà civili, le infrastrutture di base e l'uso della fame come arma di guerra;

7. si oppone fermamente all'attuale sistema di distribuzione degli aiuti a Gaza e alla privatizzazione dell'assistenza umanitaria, che ha ridotto i punti di distribuzione degli aiuti da 400 a 8 e messo da parte le Nazioni Unite, sottolinea che tale sistema non rispetta il diritto internazionale umanitario e arma gli aiuti; è sconvolto dalle notizie che indicano l'uccisione di centinaia di civili, compresi bambini, mentre cercano cibo e assistenza, in particolare vicino alla cosiddetta Fondazione umanitaria di Gaza (GHF) con il coinvolgimento di mercenari statunitensi; ritiene della massima urgenza garantire un accesso umanitario senza ostacoli e ripristinare pienamente il mandato e i finanziamenti dell'UNRWA;

8. è particolarmente allarmato per il rapporto pubblicato dall'Integrated Food Security Phase Classification (IPC), sostenuto dalla FAO, dal WFP e dall'UNICEF, che lancia un allarme critico sulla carestia, caratterizzata da fame diffusa, miseria e morti evitabili a Gaza;

9. esprime ferma indignazione per l'uccisione di oltre 350 membri del personale dell'UNRWA e condanna la decisione unilaterale delle autorità israeliane dello scorso gennaio di vietare l'UNRWA, che costituisce un divieto senza precedenti nei confronti delle agenzie delle Nazioni Unite; esprime la propria condanna per la demolizione delle strutture finanziate dall'UE e dagli Stati membri in tutti i territori palestinesi occupati; è estremamente preoccupato per il fatto che quasi 660 000 bambini non frequentano la scuola a Gaza, con il 90 % delle scuole di Gaza distrutte o gravemente danneggiate, secondo una recente relazione dell'UNRWA;

10. esprime profonda preoccupazione per i persistenti tentativi dei coloni, degli estremisti e persino dei membri del governo israeliano di minare il cosiddetto "status quo" che governa i luoghi santi di Gerusalemme;

11. sostiene le azioni e le campagne promosse dalle organizzazioni della società civile e dagli attivisti volte a promuovere sforzi concreti per porre fine alla carestia provocata dall'uomo a Gaza e per fermare i crimini ivi commessi;

12. esprime solidarietà alle forze democratiche e alla società civile in Israele, che per mesi hanno espresso opposizione al proseguimento della guerra e preoccupazione per la situazione dei rimanenti ostaggi e la graduale erosione dello Stato di diritto nel paese; esprime profonda preoccupazione per le proposte del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir volte a limitare il diritto di protestare;

13. esprime preoccupazione per il disegno di legge in esame alla Knesset che impone una tassazione iniqua sulle donazioni da parte di governi stranieri alle organizzazioni della società civile israeliana e cerca di limitare la capacità delle ONG di presentare petizioni ai tribunali israeliani, in una repressione della società civile simile a quella dei regimi autoritari; ribadisce il suo più caloroso sostegno alle organizzazioni femminili palestinesi e israeliane impegnate in iniziative di costruzione della pace di base;


Azione dell'UE

14. deplora vivamente che la Commissione europea e il Consiglio europeo non abbiano finora risposto con l'urgenza che la gravità della situazione catastrofica a Gaza richiede;

15. invitare il vicepresidente della Commissione/alto rappresentante a riflettere sulle profonde conseguenze per l'immagine globale dell'UE causate dall'assenza di una risposta obiettiva alla situazione catastrofica nella Striscia di Gaza e dalla percezione di un cosiddetto "doppio standard" nell'azione diplomatica dell'UE; sottolinea che tale situazione sta distruggendo la nostra credibilità non solo di fronte al Sud del mondo, ma anche di fronte ai nostri cittadini;

16. ricorda che il Servizio europeo per l'azione esterna ha concluso che il governo israeliano viola palesemente i suoi obblighi in materia di diritti umani ai sensi dell'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele; si rammarica che l'accordo rimanga in vigore e che finora non siano state introdotte altre misure; ritiene imperativo sospendere immediatamente l'accordo; prende atto del riesame del SEAE che rileva "indicazioni di violazione" e invita l'AR/VP a presentare senza indugio opzioni di sospensione; esorta l'UE a vietare tutti gli scambi e gli affari con gli insediamenti illegali di Israele, nel rispetto dei loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, come indicato anche dalla Corte internazionale di giustizia;

17. ricorda che la Commissione ha il potere di attuare immediatamente e direttamente diverse misure e azioni ed esorta, in particolare, ad applicare rigorosamente le attuali norme di etichettatura per i prodotti provenienti dagli insediamenti israeliani e a congelare o negare la partecipazione a programmi di ricerca (ad esempio sovvenzioni di Orizzonte Europa) di sua competenza in qualità di responsabile del programma qualora il contraente israeliano violi le norme etiche o gli obblighi contrattuali; è costernato nel constatare che la Commissione non è in grado di adottare queste azioni minime in risposta alla situazione attuale;

18. invita il Consiglio a sospendere il finanziamento di progetti nazionali cofinanziati che coinvolgono entità israeliane o a ritirarsi dagli accordi di ricerca congiunta con le istituzioni e gli organismi di ricerca israeliani, anche nell'ambito di Orizzonte Europa, nei casi in cui i progetti siano collegati a operazioni militari, garantendo nel contempo che gli accademici indipendenti e le voci critiche all'interno delle università non siano penalizzati per le azioni dell'attuale governo israeliano;

19. invita gli Stati membri a vietare gli scali nei porti o l'uso dello spazio aereo per le navi e gli aeromobili militari israeliani, nonché le fermate di transito per qualsiasi nave o aeromobile che trasporta attrezzature militari e munizioni verso Israele, laddove non si possa escludere che tali attrezzature possano essere utilizzate in violazione del diritto internazionale e umanitario;

20. invita il vicepresidente della Commissione/alto rappresentantee la Commissione a proporre agli Stati membri la sospensione della vendita, del trasferimento e della consegna di armi allo Stato di Israele ai sensi delle leggi nazionali sul controllo delle esportazioni, anche per le attrezzature e le tecnologie a duplice uso, in conformità della posizione comune 2008/944/PESC sulle esportazioni di armi e del trattato delle Nazioni Unite sul commercio di armi (ATT), al fine di impedire che tali armi siano utilizzate per commettere gravi violazioni del diritto internazionale umanitario; elogia gli Stati membri che hanno già introdotto misure al riguardo;

21. sostiene l'estensione delle sanzioni e chiede misure restrittive mirate dell'UE, tra cui il congelamento dei beni e il divieto di visto attraverso il regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, alle persone e alle entità direttamente coinvolte nell'occupazione illegale dei territori palestinesi e gravi violazioni del diritto internazionale, compresi i ministri estremisti che chiedono apertamente azioni di genocidio o agiscono contro la soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;

22. invita gli Stati membri ad attuare pienamente i mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale, conformemente alla legislazione nazionale di attuazione dello Statuto di Roma e alla luce del loro obbligo vincolante di cooperazione, e a riaffermare il loro sostegno politico e finanziario alla CPI;

23. esorta la Commissione ad attivare lo statuto di blocco per proteggere gli operatori europei dagli effetti delle sanzioni statunitensi e contribuire a garantire che il lavoro della CPI possa continuare inalterato, ed esorta l'UE e i suoi membri a intraprendere qualsiasi altro passo diplomatico e pratico per difendere la corte e coloro che cooperano con essa, in linea con gli impegni giuridicamente vincolanti degli Stati membri dell'UE a promuovere l'universalità e l'integrità dello statuto di Roma;

24. propone la creazione di uno strumento per Gaza, attraverso uno strumento dedicato e un sostegno di bilancio a lungo termine che consenta un impegno permanente e prevedibile dell'UE a favore della ricostruzione di Gaza;

25. esprime disapprovazione per la mancanza di responsabilità e trasparenza nel monitoraggio dell'accordo sugli aiuti umanitari tra l'Unione europea e Israele annunciato nel giugno 2025, volto ad alleviare la grave crisi a Gaza;

26. condanna l'uccisione di giornalisti e chiede l'accesso dei media internazionali a Gaza; sostiene un'indagine internazionale indipendente sugli attacchi contro gli operatori dei media, in linea con la dichiarazione del SEAE del 26 agosto 2025 e con le conclusioni dell'RSF/IFJ;

27. chiede azioni urgenti dell'UE per scoraggiare la violenza dei coloni, compresa la protezione delle comunità palestinesi, e il monitoraggio/la segnalazione da parte della delegazione dell'UE degli attacchi alle infrastrutture idriche e degli sfollamenti di massa;


Processo di pace, riconoscimento dello Stato palestinese e futuro di Gaza

28. afferma che la creazione di uno Stato palestinese rappresenta uno strumento chiave per promuovere la pace e rafforzare la sicurezza dello Stato di Israele; sottolinea che esso costituisce il percorso diplomatico più efficace verso la normalizzazione regionale e il raggiungimento di una pace duratura;

29. invita vivamente gli Stati membri a sostenere il riconoscimento della Palestina come Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme come capitale condivisa, che coesiste in pace, sicurezza e prosperità insieme allo Stato di Israele, nel pieno rispetto e nella parità di diritti sia per gli israeliani che per i palestinesi;

30. insiste sul fatto che la tabella di marcia concreta per l'attuazione della soluzione a due Stati deve essere al centro della strategia della Commissione per il Medio Oriente prevista per il 2026;

31. esprime profonda preoccupazione per la decisione senza precedenti degli Stati Uniti di negare i visti ai membri dell'Autorità palestinese, compreso il presidente Mahmoud Abbas, per partecipare alla prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite;

32. invita gli Stati membri, l'alto rappresentante/vicepresidente e il presidente del Consiglio europeo ad adottare tutte le misure diplomatiche possibili per garantire l'impegno dell'UE a favore di una soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati, con progressi politici concreti verso la sua realizzazione, in vista dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di settembre e in linea con la dichiarazione di New York sulla soluzione pacifica della questione palestinese e l'attuazione della soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;

33. elogia e sostiene gli sforzi compiuti, in particolare dalla Lega araba, dall'Egitto e dal Qatar, per riportare immediatamente le parti a un accordo di cessate il fuoco, in vista di una fine permanente delle ostilità, del rilascio di tutti gli ostaggi e del completo ritiro delle forze israeliane da Gaza;

34. sostiene pienamente il "piano arabo di ripresae ricostruzione"per la ricostruzione e la futura amministrazione di Gaza, nonché le recenti iniziative della società civile e della comunità imprenditoriale a sostegno di tale obiettivo;

35. ribadisce il proprio sostegno agli sforzi di costruzione della pace della società civile, garantendo che tali sforzi rientrino in una strategia più ampia volta a costruire le basi necessarie per una pace israelo-palestinese negoziata e duratura;

36. ribadisce la sua ferma convinzione che non debba esserci futuro per una presenza di Hamas nella Striscia di Gaza e chiede che tutte le sue armi siano consegnate all'Autorità palestinese; insiste sul fatto che la piena responsabilità dell'applicazione della legge e della sicurezza in tutto il territorio palestinese deve spettare esclusivamente all'Autorità palestinese, sostenuta, se necessario, dalla comunità internazionale;

37. invita gli Stati membri a sostenere pienamente l'istituzione di un comitato amministrativo transitorio a Gaza sotto l'egida dell'Autorità palestinese, con il compito primario di garantire la ricostruzione non appena sarà raggiunto un cessate il fuoco;

38. invita gli Stati membri a prendere in considerazione l'invio di una missione internazionale temporanea di stabilizzazione, su invito dell'Autorità palestinese e in base ai principi delle Nazioni Unite, sulla base delle capacità esistenti delle Nazioni Unite e su mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con un adeguato sostegno regionale e internazionale;

39. incarica il suo Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al rappresentante speciale dell'UE per il processo di pace in Medio Oriente, al Segretario generale delle Nazioni Unite, alla Knesset e al governo di Israele, al Consiglio legislativo palestinese e all'Autorità palestinese.